13/12/10

NON ESSERE UN BUDDHISTA, SII UN BUDDHA!

Karl Riedl da VERSO UNA VITA RISVEGLIATA, Helga e Karl Riedl (Antonio Nobile Editore)




È fondamentale darci la possibilità di vivere uno stile di vita diverso nella nostra famiglia, ma allo stesso tempo non possiamo obbligare gli altri a comportarsi a modo nostro. Se tutti sono d'accordo con noi, se si sentono a proprio agio, benissimo; ma non tutti vogliono vivere in un monastero. Se poi voi, in famiglia, vi opponete a tutto quello che fan¬no gli altri perché ora siete buddhisti e avete intenzione di aiutare tutti a risvegliarsi e a essere illuminati, non sarete di nessun aiuto, sarete so¬lo una scocciatura per tutti! Se vi limitate a opporvi non fate molto, do¬vete dare alla vostra famiglia stabilità, comprensione profonda, pazienza. Sister Chàn Khòng è solita dire: "Non essere un buddhista, sii un buddha!".
Se vostro marito viene da voi e vi dice: "Tu non sei interessata al mercato azionario!", e voi di rimando: "Tu non sei interessato a quello che faccio io!", il tipo di mente che è in azione è lo stesso. Lui non vi dirà mai una cosa del genere se siete un pilastro per la famiglia, se ne sie¬te il cuore amorevole, se si sente considerato e accudito. Questa è l'uni¬ca cosa che vi chiede: partecipare alla sua mente. Se vi chiede di inte¬ressarvi al mercato azionario è solo per questo, vi sta solo chiedendo: "Ti prego, stai con me, guardami!". Nel momento in cui lo farete, tut¬to andrà bene.

Nella tradizione theravada i monaci escono dal monastero e fingono di chiedere l'elemosina, solo per il desiderio di incontrare persone che non frequentano il monastero. Il patto tradizionale è: "Io ti do del cibo, tu mi dai la tua saggezza". In francese i monaci e le monache sono detti religieux, religiosi, una parola la cui etimologia12 richiama proprio questo senso di collegamento realizzato dalle monache e dai mo¬naci. Abbiamo bisogno di essere proprio questo nelle nostre famiglie, dobbiamo essere 'religiosi', essere il pilastro, la saggezza, il consigliere per i colleghi, per i vicini, ma prima di tutto per la nostra famiglia. Non serve a nulla andare in giro a ‘vendere' buddhismo mentre i nostri fa¬miliari si stanno domandando che cosa stiamo facendo e non hanno la sensazione che noi viviamo veramente quel Dharma che andiamo pre¬dicando. Se la vostra famiglia sente come strano il fatto che siete buddhisti è meglio che restiate a casa a occuparvene.

C'è una bellissima storia su un samurai. Questo samurai era così for¬te nella pratica che quando a casa si sedeva in meditazione non osava¬no muoversi neanche i topi, tutti erano paralizzati. Quando un giorno sua moglie gli disse che la sua energia era così forte che perfino i topi si bloccavano, il samurai si rattristò un po' e rispose: "Beh, allora la mia pratica non va bene!". Continuò a praticare finché non riuscì a sedere in tutta la sua forza, mentre i topi gli ballavano attorno!

Questo è il vostro ruolo a casa, forti ma non rigidi. Le persone intorno a voi hanno bisogno di comprendere perché pratichiamo, per¬ché ci riuniamo e affrontiamo tutta quella pena di mangiare in silen¬zio e camminare lentamente. Che senso ha, se non abbiamo anzitut¬to l'obiettivo di essere una persona sana e risvegliata, e di irradiare tut¬to questo nella nostra famiglia? Così aiuteremo anche i nostri fami¬liari a essere persone sane e risvegliate. Certe cose possono essere solo trasmesse e si trasmettono solo facendole. C'è bisogno di uno sforzo gioioso, di una pratica continua in cui la vostra gioia aumenti, una gioia diversa da quella a cui siamo abituati: è la sensazione di avere una cura amorevole, di essere presenti.

Praticando, ritornate sempre a questa sensazione, e solo allora l'essere presenti, la meditazione di¬venterà per voi un nutrimento. Nella tradizione cinese i buddha sono sempre rappresentati come esseri allegri e panciuti. Siate anche voi così, grassi e felici!

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