23/11/10

RILASSAMENTO PROFONDO

Riposare è una condizione essenziale per guarire. Quando gli animali selvatici vengono feriti, trovano un posto dove starsene sdraiati tranquilli e restano in completo riposo. Non pensano a mangiare né ad altro: si limitano a riposare, ottenendo la guarigione di cui hanno bisogno. Quando noi esseri umani siamo sopraffatti dallo stress andiamo magari in farmacia a comprare medicine, ma non ci fermiamo, Non ci sappiamo aiutare.
Lo stress si accumula nel nostro corpo. Il nostro modo di mangiare, bere e vivere ci costa caro in termini di benessere. La pratica del rilassamento profondo è per il corpo un’opportunità di riposare, guarire, ristorarsi: lo rilassiamo, diamo attenzione via via a ognuna delle sue parti e indirizziamo affetto e cura a ogni sua cellula.
(…)

Thich Nhat Hanh, Camminando con il Buddha,pp.174-178, Oscar Mondatori, Milano, 2009 // BUDDHA MIND, BUDDHA BODY, Parallax Press, Berkeley, California, 2007)

Dobbiamo imparare l'arte di fermarsi...

Dobbiamo imparare l'arte del riposo, consentendo il riposo al corpo e alla mente: se sono feriti, in qualche modo, il riposo è necessario per permettere loro di guarirsi.
Calmarsi permette di riposare, e riposare è una condizione fondamentale per la guarigione. Quando vengono feriti, gli animali della foresta si trovano un posto dove giacere in riposo completo per svariati giorni. Non pensano né al cibo né ad altro: riposano soltanto, e in questo modo ottengono la guarigione necessaria. Quando noi esseri umani ci ammaliamo, non facciamo altro che preoccuparci! Cerchiamo un dottore e prendiamo le medicine, ma non ci fermiamo. Anche quando andiamo in vacanza al mare o in montagna non ci riposiamo affatto e torniamo indietro più stanchi di prima. Dobbiamo imparare a riposare. Stare sdraiati non è l'unica posizione per il riposo: durante la meditazione seduta o camminata ci si riposa molto bene. La meditazione però non deve essere un duro lavoro: lascia solo che il corpo e la mente si riposino come un animale della foresta. Non combattere. Non c'è proprio niente da ottenere."

Thich Nhat Hanh, IL CUORE DELL’INSEGNAMENTO DEL BUDDHA, (FERMARSI, CALMARSI, RIPOSARE, GUARIRE, pp. 31-34, Neri Pozza Editore, Vicenza? // Parallax Press, Berkeley, California, 1998)

CONSAPEVOLEZZA ALIMENTARE E RISCALDAMENTO GLOBALE

Nel "Sutra della carne del figlio", il Buddha racconta la storia di una coppia che, durante un viaggio con il proprio bambino alla ricerca di asilo, si trovò ad attraversare il deserto.
Non avendo una chiara idea della distanza da percorrere, quando erano ancora a metà del cammino rimasero senza cibo. I due si resero conto che ben presto sarebbero morti di fame e di sete e per sopravvivere non avevano altra scelta che uccidere il loro bambino per nutrirsene.
Ogni giorno ne mangiavano un pezzo, portandosi in spalla il resto del cadavere perché continuasse a seccarsi al sole. Ogni volta che ne mangiavano un boccone, si guardavano e chiedendosi: «Dove sarà ora il nostro amato bambino?». Dopo aver narrato questa tragica storia, il Buddha si rivolse ai monaci che lo ascoltavano e domandò loro: «Pensate che questa coppia fosse felice di nutrirsi della carne del proprio figlio?». «No, Onorato dal mondo» risposero gli astanti. «È evidente che entrambi i genitori soffrivano profondamente per il fatto di essere costretti a nutrirsi della carne del figlio». Allora, il Buddha spiegò: «Cari amici, dobbiamo nutrirci in modo da conservare la compassione nei nostri cuori. Dobbiamo nutrirci con consapevolezza, altrimenti accadrà, come nella storia che ho appena raccontato, di mangiare la carne dei nostri stessi figli».
Nutrirci della carne dei nostri figli è un'ipotesi atroce, eppure l'Unesco denuncia che ogni giorno circa 40 mila bambini muoiono per fame o carenze nutrizionali; mentre allo stesso tempo enormi quantità di mais, grano ed altri cereali vengono destinate all'alimentazione del bestiame (bovini, maiali, polli ecc.) o alla produzione di alcol. Solo negli Stati Uniti, oltre 1'80% del mais e il 95% dell'avena sono coltivati per l'alimentazione animale, e in tutto il mondo gli allevamenti animali assorbono da soli una quantità di cibo equivalente alle calorie necessarie per sfamare 8,7 miliardi di persone, più dell'intera popolazione terrestre.

Nel 2006, la Fao ha pubblicato un'accurata inchiesta sull'impatto ambientale degli allevamenti a livello mondiale denominato «La lunga ombra del bestiame: problemi e opzioni ambientali». Henning Steinfeld, responsabile del Livestock information and policy branch (organo d'informazione sull'allevamento del bestiame) della Fao e autore principale della relazione riassuntiva, asserisce: «L'allevamento si configura come uno dei due o tre principali e significativi fattori d'inquinamento ambientale ad ogni livello, dal locale al globale. I risultati di questa inchiesta invitano ad intraprendere un'azione politica più efficace nel trattare problemi come il degrado del territorio, i cambiamenti climatici, l'inquinamento dell'aria, la scarsità e l'inquinamento delle acque e la perdita della biodiversità. L'implicazione dell'allevamento del bestiame nei problemi ambientali è massiccia, e ugualmente vasto è il contributo che può dare alla loro soluzione. L'impatto è così rilevante che dovrebbe essere affrontato con urgenza»

Gli allevamenti occupano il 70% del terreno coltivabile del pianeta.
Degrado dei suoli. Attualmente l'allevamento del bestiame impegna il 70% di tutto il terreno coltivabile e il 30% dell'intera superficie del pianeta. Le foreste vengono disboscate per creare nuovi pascoli, il che costituisce un'ulteriore spinta alla deforestazione. In America Latina, circa il 70% delle aree disboscate della Foresta Amazzonica sono state riconvertite a pascolo'. Da questi dati possiamo renderci conto come l'allevamento di bestiame abbia causato la distruzione di centinaia di migliaia di ettari di foresta per coltivare cereali e creare pascoli. Senza contare che, quando si distruggono le foreste, enormi quantità di anidride carbonica immagazzinata negli alberi vengono rilasciate nell'atmosfera.
Cambiamenti climatici. Gli allevamenti di bestiame hanno un grave impatto sull'atmosfera e il clima. Sono «responsabili del 18% delle emissioni di gas che causano l'effetto serra, misurate in equivalente anidride carbonica; questa percentuale è più alta di quella prodotta dai mezzi di trasporto»'.
Questo significa che allevare animali da macello produce più «gas serra» di tutte le automobili e i camion del mondo messi insieme. Il settore dell'allevamento è inoltre responsabile del 9% delle emissioni di anidride carbonica e del 37% del metano di origine antropica, la maggior parte derivante dalla fermentazione intestinale che avviene nei ruminanti. Si tratta di una quantità enorme, perché ogni metro cubo di metano intrappola calore nell'atmosfera 23 volte di più dell'anidride carbonica. In altre parole, il potenziale di riscaldamento globale (Gwp) del metano è 23 volte maggiore di quello dell'anidride carbonica.
La produzione industriale di carne, uova, latticini è anche responsabile del 65% delle emissioni di ossido d'azoto di origine antropica, per la maggior parte derivante dal letame. Come gas responsabile del riscaldamento globale, l'ossido d'azoto è circa 300 volte più potente dell'ani¬dride carbonica, più esattamente ha 296 volte il Gwp dell'anidride carbonica; è inoltre responsabile di circa il 64% delle emissioni di ammoniaca di origine antropica, emissioni che contribuiscono notevolmente alle piogge acide e all'acidificazione dell'ecosistema.'
Impoverimento e inquinamento delle risorse idriche. Più della metà dell'acqua consumata negli Stati Uniti è destinata agli allevamenti degli animali da macello. Mediamente, per produrre un chilo di carne occorrono 20.815 litri d'acqua, contro i 208 litri necessari per ottenere un chilo di grano. Sempre negli Stati Uniti, l'allevamento del bestiame produce un'enorme quantità di escrementi: 130 volte più grande di quelli umani. «La maggior parte dell'acqua impiegata per dissetare e accudire gli animali torna nell'ambiente sotto forma di letame e di acqua di scarico. Le feci del bestiame contengono una con¬siderevole quantità di sostanze nutritive, residui di medicinali, metalli pesanti e agenti patogeni»'. Questi rifiuti vanno a finire nei corsi d'acqua, inquinando le falde e diffondendo patologie che possono infettare altre specie.
Diventare vegetariani può essere la via più efficace per combattere il riscaldamento globale.
Proprio come ha ammonito il Buddha, stiamo mangiando la carne dei nostri figli e dei nostri nipoti. Stiamo mangiando la carne delle nostre madri e dei nostri padri. Stiamo mangiando il nostro pianeta Terra. Il Sutra della carne del figlio dovrebbe essere messo a disposizione di tutti per la lettura e per la pratica.
La raccomandazione delle Nazioni unite è chiara: «L'impatto ambientale per unità di produzione di bestiame deve essere ridotta della metà, anche solo per scongiurare un aumento del livello di nocività oltre quello attuale»? È necessario ridurre almeno del 50% il consumo e la produzione industriale di carne. Sempre secondo le Nazioni unite, anche riducendo del 50% l'allevamento del bestiame, diventa necessario trovare nuove soluzioni per ridurre l'impatto ambientale della zootecnia, come, ad esempio, utilizzare razioni in grado di ridurre la fermentazione intestinale e le conseguenti emissioni di metano. Azioni urgenti devono essere intraprese a livello sia collettivo che individuale. In qualità di famiglia spirituale e più in generale di famiglia umana, noi tutti possiamo ridurre il riscaldamento globale con la pratica di nutrirci in consapevolezza. Diventare vegetariani può essere la via più efficace per combattere il riscaldamento globale.
I praticanti buddisti sono vegetariani da più di duemila anni. E se fino ad oggi si trattava di una scelta dettata dalla compassione verso gli animali, ora sappiamo che mangiare vegetariano protegge anche il pianeta e può evitare danni gravi e irreversibili, prevenendo l'effetto serra destinato ad aggravarsi notevolmente nel prossimo futuro.
Sono convinto che non sia così difficile smettere di mangiare carne, se ci si rende conto che così facendo si contribuisce alla salvezza del pianeta. Le comunità laiche dovrebbero essere coraggiose e promuovere l'impegno a essere vegetariani almeno per due settimane al mese. Se riusciamo in questo intento, proveremo un senso di benessere. Dal momento stesso in cui faremo questo voto e assumeremo questo impegno proveremo pace, gioia e felicità. Quest'anno, molti praticanti buddisti durante i ritiri organizzati negli Stati Uniti, si sono impegnati a smettere di mangiare carne o quanto meno a ridurne il consumo del 50%. Questo è un risultato del loro risveglio, dopo aver ascoltato i Discorsi di Dharma sugli effetti dei gas serra. Prendiamoci cura di Madre Terra. Prendiamoci cura di tutte le specie viventi, compresi i nostri figli e nipoti. Per salvare la Terra è sufficiente essere vegetariani, che in questo caso significa anche non consumare uova, latticini e derivati, in quanto anch'essi prodotti degli allevamenti industriali. Se noi smettiamo di consumare prodotti animali, loro smetteranno di produrne. Solo un risveglio collettivo può creare una determinazione sufficiente per passare all'azione.
Ridurre l'uso dell'automobile
Da dicembre, il monastero Deer Park utilizza esclusivamente elettricità prodotta dall'energia solare. Tutti i nostri monasteri, nelle tradizione di Plum Village, in Europa e nel Nord America, stanno praticando l'astensione dall'uso dell'automobile per almeno un giorno alla settimana e migliaia di amici si sono uniti a noi in questa iniziativa. Abbiamo cominciato a usare meno l'automobile e a scegliere auto elettriche o alimentate con oli vegetali, la cui emissione di anidride carbonica è del 50% in meno rispetto ai veicoli alimentati a benzina. Ogni auto ibrida o a trazione elettrica consente di ridurre di circa una tonnellata l'anidride carbonica rilasciata nell'atmosfera. Tuttavia, secondo l'Università di Chicago «essere vegani è ancora più efficace nella lotta contro il riscaldamento globale; un vegano immette nell'atmosfera ogni anno circa 1,5 tonnellate di anidride carbonica in meno rispetto a un consumatore abituale di carne. Utilizzare un'auto elettrica è sicuramente vantaggioso per l'ambiente, ma comunque rilascia nell'atmosfera il 50% di anidride carbonica in più rispetto a chi rinuncia totalmente a mangiare carne o altri prodotti animali»?
D'ora in poi in tutti i nostri ritiri e centri di pratica, in Asia, Europa e Nord America, non si consumeranno più prodotti a base di uova e derivati dal latte. Ho fiducia che i praticanti laici sapranno comprendere e sostenere questa iniziativa con tutto il cuore. La nostra pratica del momento è aiutare ciascuno a divenire consapevole del pericolo del riscaldamento globale, per dare il nostro contributo a salvare Madre Terra e tutte le specie.
Fino ad oggi, Madre Terra, il pianeta verde, ha molto sofferto per la violenza del consumismo mosso dall'ignoranza dei suoi figli. Abbiamo distrutto la nostra Madre Terra, così come un batterio o un virus aggredisce e distrugge il corpo dell'organismo in cui si insedia. Perché sì, Madre Terra è come un organismo vivente. Com'è noto, nel corpo umano si trovano anche batteri benefici: miliardi di loro sono presenti soprattutto nell'apparato digerente, formando la cosiddetta «flora intestinale». Essi proteggono il nostro corpo e aiutano a generare gli enzimi necessari. Allo stesso modo, anche la specie umana, se si desta e comprende come vivere con responsabilità, compassione e gentilezza amorevole, può comportarsi come un organismo vivente in grado di proteggere il corpo di Madre Terra. Il Buddismo è nato per imparare a vivere con responsabilità, compassione e gentilezza amorevole. Dobbiamo renderci conto che inter-siamo con Madre Terra, che viviamo con lei e moriamo con lei.




Per saperne di più
 Thich Nhat Hanh, Mindfulness in the Marketplace –A compassionate response to comsumerism, Parallax Press, Berkeley, California (2002).
 Ministero dell'agricoltura degli Stati Uniti, sistema di economia statistica, bestiame da macello, relazione annuale 2001.

Traduzione dall'inglese a cura dell'Associazione Essere Pace. Titolo originale «Letter from Thày, Blue Cliff Monastery».

Condurre un Gruppo di Condivisione sul Dharma

• Il gruppo e’ un insieme di persone che hanno un compito
• Svolgete quel compito, facendo nascere la sensazione dell’essere insieme, in modo che ogni individuo si senta “gruppo”.
• L’individuo all’interno del gruppo si deve sentire sicuro per potere condividere col cuore.
• Iniziate con alcuni momenti di silenzio
• Fate un giro di nomi, presentatevi. A questo scopo potete proporre dei giochi: oltre a dire un nome aggiungete un animale, un colore che piace: questo aiuta a diventare gruppo.
• Spiegate le regole:
- ascoltare senza giudicare o reagire
- condividere, non discutere
- e’ uno spazio per parlare e ascoltare
- la campana verra’ invitata ogni tanto per onorare la reciproca presenza, la preziosita’ della situazione
- si condividono le esperienze di pratica, non le idee su quello che e’ stato detto durante l’insegnamento ascoltato

• Se invece succede che le regole non vengano rispettate, se si slitta su argomenti diversi: lasciar finire per rispetto, poi intervenire per riportare la condivisione sull’argomento del discorso di dharma
• Avere chiaro che noi conduttori non abbiamo tutte le risposte: se un particolare argomento e’ stato sollevato, semplicemente riconoscerlo e basta.
• Incoraggiare chi vuole parlare ma non trova il coraggio, rispettare chi non vuole parlare, limitare chi parla troppo.
• Aprire la condivisione anche senza fare il riassunto del dharma talk, chiudere dicendo qualche parola, ringraziando, sottolineando alcune cose che sono venute fuori e che possono servire al gruppo come riflessione.
• Se ci fossero molte persone nuove, chiedere loro della loro pratica di base, prima di condividere su emozioni e sentimenti
• Se sono proprio all’inizio, utilizzare qualsiasi piccolo oggetto che significa avere la facolta’ di parlare
• Se ci sono forti emozioni, invitare la campana, ci si puo’ anche prendere per mano.
• Bisogna accettare che qualcuno ogni tanto si arrabbi
• Alla fine si puo’ proporre un canto

LE CINQUE RIMEMBRANZE

(Queste cinque rimembranze aiutano a identificare e guardare in profondità i semi della paura. Possono essere recitate ogni giorno, lette a voce alta sotto forma di meditazione guidata oppure utilizzate individualmente come meditazione silenziosa.)

E’ nella mia natura invecchiare.
Non c’è modo di sfuggire alla vecchiaia.

(CAMPANA)

E’ nella mia natura ammalarmi.
Non c’è modo di sfuggire alla malattia.

(CAMPANA)

E’ nella mia natura morire.
Non c’è modo di sfuggire alla morte.

(CAMPANA)

Tutto ciò che mi è caro e tutti coloro che amo per natura sono soggetti al cambiamento.
Non c’è modo di sfuggire alla separazione da loro.

(CAMPANA)

Eredito le conseguenze delle azioni che compio con il corpo, la parola e la mente.
I miei atti sono la mia continuazione.

(DUE SUONI DI CAMPANA)


Thich Nhat Hanh e la comunità monastica di Plum Village, il canto del cuore, pratiche cerimonie discorsi, pag.53 Associazione Essere Pace, 2008